ALLOCUZIONI DEI FRATELLI

 

 

Comm.Sr.Floriana Torelli - Cancelliere Internazionale

Cavaliere: Gentiluomo e Fratello

 

Quando Gondebaldo, Re di Burgundia (501 d.C.) istituì l’Ordalia, i cosiddetti gentiluomini e cavalieri decisero di risolvere le proprie vertenze impugnando le armi in duelli così cruenti da risultare, ai giorni nostri, poco meno di volgari delitti, né onorevoli, né cavallereschi. Quei duelli servivano a difendere falsi ideali e quel mito della cavalleria che altro non era che stupida presunzione e millanteria.

Oggi la cavalleria può essere rappresentata solo da onestà, rispetto per le persone, per il lavoro proprio e degli altri, per gli animali e le cose.

Solo così un cavaliere è un gentiluomo e un gentiluomo è un cavaliere.

Nel discorrere di cavalieri, si usa solo il genere maschile: e le donne? Siamo nel ventunesimo secolo e la domanda mi sembra più che appropriata. So che molti penseranno : “Ecco la solita femminista, la paladina  degli eroi in gonnella!”.

Né l’una, né l’altra. Se ci sono i gentiluomini al pari, si deve parlare di gentildonne, non certo lo stereotipo femminile dei romanzi dell’ottocento, ma le donne che oggi sanno vestirsi della stessa onestà e rettitudine dei lori fratelli cavalieri. Quindi si è cavaliere uomo o donna, così come si è cavaliere bianco o nero, ricco o povero, senza differenza di casta o religione, del Sud o del Nord; cavaliere che odia oltraggi, offese, ingiustizie, che fino a prova contraria, parte dal presupposto che chi gli sta di fronte sia leale od onesto quanto lui.

Il cavaliere deve avere la forza di rispettare il credo religioso, filosofico, politico e perfino sportivo di un suo simile. Solo così ci si può fregiare di questo titolo che non gratifica la nostra esteriorità, ma appaga il nostro cuore e la nostra anima.

Il Col. Jacopo Gelli, cultore e storico della cavalleria, ha redatto intorno al 1926 un Codice Cavalleresco Italiano, che stabiliva, delle norme che qualificavano le caratteristiche di un cavaliere e, regolamentavano, tra l’altro, i famigerati  duelli.

Oggi possiamo usufruire di tali indicazioni, solo per aiutarci a dare forma alla figura di un moderno cavaliere-gentiluomo; ed ecco quelle che possiamo chiamare “regole d’oro”: un cavaliere non può dirsi tale quando vende il proprio onore per difendere cause sbagliate o inique cercando di trarne altresì un  profitto personale, quando si macchia di turpi azioni contro i genitori, i fratelli, la propria compagna, quando si prende gioco d'anziani, handicappati, quando non rispetta i bambini e anche quando si accanisce contro gli animali.

Un cavaliere non deve fare uso di droghe ed abusare di alcolici, essere dedito al gioco d’azzardo e non deve fare mercimonio del proprio corpo; non è degno neppure chi si è macchiato di spergiuro, peculato o corruzione, chi si è appropriato di denaro altrui, soprattutto se stato raccolto a fini benefici e per nobili cause, chi si è fatto espellere per palesi cause di disonore da altre Associazioni ed Ordini, chi non ammette le proprie colpe ed errori, chi denigra il suo prossimo a parole o a mezzo stampa ed altri metodi di comunicazioni di massa. E l’elenco non finisce qui: non sono cavalieri i traditori degli amici e della propria Patria, gli usurai, i calunniatori e gli adulatori.

Il filosofo Diogene di Sinope cercava con l’aiuto di una lanterna “l’uomo perfetto”;  il compito di un cavaliere è quello di operare per essere il più possibile vicino a quell’utopico modello; ma per fare ciò ci vogliono sforzi e lavoro e molto tempo, ci sono difficoltà ed ostacoli, tanti e tanti ancora. Ma, come si dice? Dopo una caduta da cavallo bisogna risalire subito in sella, darsi una pulitina al “mantello” e proseguire.

Il gentiluomo che vuole diventare cavaliere del Tempio, dovrà dunque avere anzitutto i requisiti dell’onestà, della rettitudine, della disponibilità verso il prossimo, in poche parole essere il giusto cittadino di un mondo che deve tentare con ogni sforzo di rendere  migliore e vivibile per tutti.

Deve inoltre tenere presente che se anche riuscisse ad ingannare con false asserzioni e comportamenti i fratelli Templari, sarebbe solo temporaneamente perché i fatti e soprattutto le sue opere svelerebbero la sua vera indole e perderebbe inevitabilmente il suo posto nell’Ordine del Tempio e nel cuore dei fratelli.

Concludendo, la formula è semplice: Gentiluomo = Fratello = Cavaliere; non dobbiamo compiere atti clamorosi, imprese faraoniche per essere cavalieri; dobbiamo solo vivere la nostra vita come le leggi morali ci suggeriscono, ed essere solo delle BRAVE PERSONE.

Sr. Floriana

 

Comm.Fr.Maurizio Mori - Precettore delle Terre del Sud

Allocuzione

"Il cardinale Tarcisio Bertone ha bollato Il codice Da Vinci come un mucchio di bugie", scrive il New Zealand Herald

L'arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, ha infranto il silenzio che la chiesa cattolica si ostinava a mantenere riguardo al romanzo Il codice Da Vinci dello scrittore statunitense Dan Brown
"Il cardinale italiano ha bollato il libro come un mucchio di bugie e invitato i proprietari di librerie cattolici a togliere questo romanzo dagli scaffali. Ha detto anche i buoni cattolici non dovrebbero leggerlo perché semina dubbio e confusione". Dice il Cardinale in un comunicato dell'Arcidiocesi di Genova: «Sono rimasto davvero stupito che un libro fondato su tante inesattezze e su innumerevoli falsità abbia potuto avere il successo che ha avuto» ha dichiarato il Cardinale Bertone, «La diffusione mondiale del volume è direttamente collegabile all'ignoranza di alcune delle più elementari nozioni di storia e di religione. Meraviglia soprattutto che il volume si sia diffuso così tanto presso i nostri ragazzi e nelle nostre scuole tanto che molti giovani sono indotti a ritenere che le tesi esposte nel romanzo siano vere».
  

Ma Chi è Il Cardinale Tarcisio Bertone ?

Sua Em.za il Card. Tarcisio Bertone è nato a Romano Canavese (Provincia di Torino e Diocesi di Ivrea) il 1° dicembre 1934, quinto di otto figli. Ha ricevuto, nella parrocchia dei SS. Pietro e Solutore, il Battesimo il 9 dicembre dello stesso anno.
Ha compiuto i suoi studi medi a Torino, nell'oratorio di Valdocco, passando direttamente al noviziato di Monte Oliveto (Pinerolo) attratto dalla vocazione salesiana. Fece la prima professione religiosa il 3 dicembre 1950, e ricevette l'Ordinazione Presbiterale, dalle mani di Sua Eccellenza Mons. Albino Mensa, Vescovo di Ivrea, il 1° luglio 1960.
Il 1° giugno 1989 è stato eletto Rettore Magnifico dell'Università Pontificia Salesiana, l'"Università di Don Bosco per i giovani".
In data 1° agosto 1991 il Santo Padre lo ha chiamato alla guida della più antica Diocesi del Piemonte, come Arcivescovo Metropolita di Vercelli.
La sua azione pastorale fu orientata innanzitutto a sviluppare una profonda e cordiale comunione con i sacerdoti all'interno del presbiterio Diocesano. Inoltre si incentrò negli ambiti della fede e della cultura (rapporto Chiesa-Università del Piemonte orientale); dell'educazione (pastorale giovanile e insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado); della pastorale vocazionale (cfr. Lettera pastorale "Vieni e seguimi" del 16 luglio 1993).
In data 28 gennaio 1993 è stato nominato dalla CEI Presidente della Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace e in tale ufficio ha promosso ricerche e iniziative per l'educazione alla legalità, alla giustizia e alla moralità.
Il 13 giugno 1995 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede confermando così la consegna data da S. Eusebio, protovescovo di Vercelli, e assunta nel motto episcopale: "Fidem custodire concordiam servare".
In un fitto rapporto con gli Episcopati di tutto il mondo ha collaborato con il Card. Joseph Ratzinger nella promozione della dottrina della fede e del progetto morale cristiano, secondo le finalità proprie della Congregazione (si vedano alcuni dei più
significativi documenti:
Dichiarazione "Dominus lesus", Regolamento per l'esame delle dottrine, Normativa sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa, Testi del Magistero sulla professione di fede, ecc.).
È stato incaricato dal Santo Padre di curare la pubblicazione della terza parte del "segreto" di Fatima (vedi: Il messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana 2000).
È stato nominato dal Santo Padre Membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Dal 2 febbraio 2003 è Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Ligure.
Il giorno 21 ottobre 2003 con la solenne celebrazione in San Pietro è stato creato Cardinale di Santa Romana Chiesa da Papa Giovanni Paolo II.
Ha partecipato al Conclave che ha eletto il 19 aprile 2005 il Santo Padre Benedetto XVI.

Grazie Eminenza, per tutto questo.
Credo che Sua Eminenza sia uno dei riferimenti culturali e teologici più importanti per ogni Cristiano e per ogni Cavaliere Templare.
Un forte abbraccio in Cristo a tutti Voi, Fratelli e Profani.

 

 

 Cerimoniere Nazionale

Allocuzione

Il romanzo di Dan Brown, nella sua forma narrativa, rientra in quel grande filone di attacchi, che da secoli, cercano di minare il Cristianesimo alle sue basi. Infatti se il Dogma, sfugge alla fine da ogni confronto, la storia, invece può facilmente essere contestata, soprattutto quando ci si trova davanti ad una religione che tra le pagine della storia dell' Umanità, riesce a trovare e a dare un senso alla Rivelazione e alla Verità.

Infatti, nell'ottica fondante del Libero Arbitrio, e di una Volontà, che nella sua forma più pura ci ha lasciato la Libertà, riscontriamo come questa Verità, si adopera nella vita dell' uomo liberamente per affermarsi come un fatto, e non come un mero accadimento ( succede perchè deve succedere).

Teologicamente, possiamo rifarci alle 5 motivazioni paventate da Corrado Gnerre:

1) Per la Verità che riconquista l'umanità dopo il peccato originale: la Storia della Salvezza

2) per l' Incarnazione che è il Dio che si fa veramente uomo ed entra, altrettanto veramente, nella storia dell' uomo

3) per la Chiesa come "luogo" in cui poter incontrare Cristo. Una delle più belle definizioni della Chiesa è quella che indica come il prolungamento della presenza di Cristo nella storia degli uomini

4) per il Mistero della Santa Messa, che è la riattualizzazione vera ed incruenta del Sacrificio di Cristo sulla Croce; dove dunque il mistero si fa continuamente presente nella storia dell' uomo

5) per la presenza reale, vera, in Corpo Sangue e Divinità di Cristo nell'Eucarestia. Una presenza reale del divino, incontrabile duemila anni fa in Palestina e oggi ancora realmente incontrabile nell' Eucaristia.

In questi punti, risiede la peculiarità del Cristianesimo e del suo rapporto privilegiato con la storia, rapporto che lo rende a differenza di altre religioni massimamente verificabile. La stessa presenza continua del miracolo e del prodigioso nella storia umana e che la religione cattolica riconosce come possibile è il segno di questo rapporto privilegiato, è il segno della presenza della Salvezza negli avvenimenti umani della Volontà da parte di Dio di ricondurre l' uomo e la storia dell' uomo a Lui. Dall' incarnazione alla Parusia si è nel cosiddetto già e non ancora: già perchè la Salvezza è già presente; non ancora perchè il Regno di Dio ancora non ha trionfato completamente.

Quindi facendo attenzione, alla Storia dell' uomo, e alle sue mille visioni, possiamo riallacciare quella matassa di fili rossi, che conducono verso un unico gomitolo, gomitolo costituito dal Cristo, e fili che sono tanti, quanto i credenti che uniti formano la Chiesa che per sua natura e vocazione tende sempre a tornare all' Unico.

A cercare di impedire tale ricongiunzione, si inseriscono tutti i romanzi e le pseudo rivelazioni, che fanno capo a diversi movimenti e filosofie.

Non è questa la sede, per confutare le singole menzogne del romanzo, ma piuttosto ad analizzare lo scopo di questa opera: ovvero tagliare i legami che tengono uniti i fili al gomitolo, portando alla negazione costitutiva del legame tra Cristo e la sua Chiesa.

Nel corso del tempo, gli attacchi hanno via via, aggiustato il tiro: non potendo negare la presenza storica del Cristo, non riuscendo a ridurlo ad una specie di rivoluzionario, non riuscendo a screditare l' Istituzione, si è spostata la mira sulle pietre che costituiscono la base della Verità: i Vangeli, sopratutto attraverso la reinterpretazione in chiave moderna della figura del Messia, che in qualche film di ultima produzione americana è raffigurato come un belloccio palestrato che mostra arroganza e supponenza............(non mi riferisco alla Passione). Se la Chiesa è Sposa del Cristo,unita dalla Volontà del Padre e dalla Fede consacrata nel Sacrificio perchè mai il Cristo avrebbe dovuto allontanarsi da Lei ? Perchè, secondo la tesi del libro, sarebbero esistite due Chiese una apostolica, malefica e negatrice, e un altra sommersa: ad un conoscitore di storia medioevale, balzerà all' occhio la collocazione temporale di queste due "chiese" una fedele a Costantino, un altra formatasi subito dopo. Qui entrano in gioco i famosi vangeli apocrifi, i quali secondo le tesi della Chiesa "underground" sarebbero quelli veritieri, ma che la scienza e la storia, purtroppo per loro, li data come posteriori a quelli canonici. Infatti i vangeli apocrifi vanno collocati dal II secolo in avanti, e molti vennero scritti sopratutto per soddisfare quella necessità di conoscenza che il popolo anelava, su piccoli episodi di vita quotidiana, o su gli elementi fantastici e altamente stupefacenti ( la volta celeste che si ferma ad esempio ) che servivano a dare quelle spiegazioni, che la Dottrina nella sua complessità all' inizio non poteva esprimere (andando a mutuare nei fondamenti della filosofia greca alcuni aspetti filosofico-pratici).

Qualcuno potrebbe obiettare sulla datazione dei Vangeli Classici, ebbene, tale datazione in verità venne messa in discussione nel periodo dell' illuminismo, anche da una parte del Clero (il più progressista ) il quale sosteneva che una certa tradizione, non fosse imputabile a testimoni oculari, ma alla trascrizione delle prime comunità Cristiane (secondo la teoria del Schleiermacher e del Baur), tralasciando però gli autorevoli pareri degli esperti, i quali ritrovarono negli elementi di greco dei primi Vangeli aramaico ed ebraico ( Mc. 4,1 HO DESIDERATO DESIDERIO, ad esempio e' un slang proprio dell'aramaico ).

A rinforzo della Chiesa e della sua Storicità, è intervenuto un importantissimo ritrovamento, un frammento di Vangelo di Qumran il 7Q5 e il P64 (conservati ad Oxford).

Tale località Qumran era la sede di una setta di monaci, che vennero spinti nell'altopiano da Vespasiano nel 66 d.C. Solo nel 1972 ad opera di un papirologo spagnolo padre Jose O Callaghan, si scopri che il frammento conteneva un pezzo del Vangelo di Marco 6,52-53, tramite l' utilizzo di Ibiskus, un programma studiato appositamente per il confronto dei frammenti di scrittura con tutte le opere esistenti.

A quel punto l'accento cade sulla datazione di tale frammento: una prima scuola paventava l'anno 66-68 d. C., ma l' esame della scrittura dimostra come lo stile è anteriore agli anni 50, e che questo frammento deriva da una traduzione del Marco originale che era stato scritto a Roma in ebraico, tradotto in greco ed inviato a Qumram: pertanto l' originale di Marco necessariamente è datato tra il 40 e il 42 d.C., ovvero al momento della presenza in vita dei testimoni oculari, facendo cadere dunque ogni teoria in merito alle prime comunità e alle due chiese, rilegando gli altri movimenti di pensiero ad eresie più o meno estese (basti pensare al giovannitismo, o allo gnosticismo).

Il Cristianesimo, è storicismo, dimostrato e dimostrabile, come lo è sempre stata la presenza della Provvidenza e della propensione del ritorno al Cristo di tutta la sua Chiesa.

+ fr. Tullio